Avevo già affrontato questo argomento nel passato ma visto che quasi tutti i giorni mi confronto con casi che hanno a che fare con “l’intolleranza” ai latticini e con i problemi ad essa correlati, ho pensato di ritornarci su ed aggiungere qualche considerazione in più rispetto a quello che avevo già scritto.
Il latte umano e il latte vaccino non hanno la stessa composizione chimica. I bisogni del vitello differiscono da quelli del bebè. Il vitello diventerà adulto a tre anni, il bambino a venti. E questo è solo per quanto riguarda l’aspetto fisico.
Il vitello non svolgerà le stesse attività dell’uomo, ed è molto probabile che il latte della donna contenga delle sostanze che permettono al cervello del bambino di svilupparsi più armoniosamente. I quattro stomaci del vitello dispongono di un arsenale enzimatico ben diverso di quello dell’unico stomaco umano. Sono anche differenti gli enzimi biliari, pancreatici e intestinali.
Il latte di mucca permette al vitello di costruire rapidamente una grande quantità di tessuto osseo, ma poco tessuto nervoso. L’uomo al contrario si accontenta di una crescita ossea lenta, ma deve poter sviluppare un cervello voluminoso e complesso. Infatti, il bambino nutrito con latte vaccino cresce senz’altro in fretta, ma questo aumento è ottenuto tutto a scapito della resistenza, della consistenza e qualità dei tessuti, della salute e della longevità dell’individuo. Non è quindi cosi sorprendente che il quoziente di intelligenza QI dei bambini nutriti con latte materno sia in media più elevato rispetto a quelli nutriti con latte di mucca.
Alcuni specialisti hanno proposto di portare alcune modifiche al latte di mucca, affinché possa in qualche modo assomigliare al latte umano. Cosi è stato preparato un “latte di mucca maternizzato”. Vengono cambiate le proporzioni di alcune proteine, si eliminano alcuni acidi grassi polinsaturi, si riaggiusta il tasso vitaminico e minerale.
Questo latte cosi “maternizzato” presenta alcune somiglianze con il latte umano, eppure continuano ad essere presenti alcune importanti differenze e a parte le carenze di sostanze proprie del latte umano, è presente un grande problema: vengono introdotte proteine bovine in un tratto digerente programmato per trattare le proteine umane. La maggior parte dei dietologi si preoccupano delle calorie, della proporzione dei carboidrati/ grassi/ proteine, delle dosi di vitamine e minerali senza tener conto del tipo di grassi, proteine, della loro struttura molecolare.
Alcuni bambini sviluppano un’intolleranza al latte di mucca, e presentano disturbi digestivi acuti in seguito ad ogni singola assunzione.
Prendendo spunto dalla letteratura su questo argomento e dai casi riscontrati nella pratica, ho potuto constatare che il latte di mucca e i suoi derivati sono stati incriminati nella patogenesi di diverse malattie.
Il latte è tossico per gli spasmofili, non a causa dell’apporto di calcio troppo alto, ma soprattutto a causa della tossicità proteinica. D’altronde il latte di mucca contiene molto fosforo, cosa che provoca una iperfunzione delle paratiroidi e nello stesso tempo fenomeni di tetania. In questo caso, si può supporre che il conflitto fra linfociti e proteine del latte di mucca crea un effetto citotossico sul sistema nervoso, con comparsa di segni di ipereccitabilità neuromuscolare.
Questa ci tossicità spiegherebbe anche alcune emicranie. Alcune forme di emicrania sono chiaramente causate dall’assunzione di latticini e regrediscono quando questi sono esclusi.
Nella poliartrite reumatoide in una percentuale non trascurabile di pazienti, la sospensione dell’assunzione di latticini provoca una remissione della sintomatologia, e la loro reintroduzione viene seguita da una ripresa.
Nel diabete mellito giovanile di recente esordio è stato osservato un titolo elevato di anticorpi anti- albumina bovina ed è stato attribuito a questi un ruolo importante nella genesi delle lesioni del pancreas endocrino.
Nella sclerosi a placche,Catherine Kousmine ha ottenuto il blocco dell’evoluzione della malattia chiedendo ai propri pazienti di eliminare dalla loro alimentazione i grassi saturi di origine animale, tra cui il latte e i suoi derivati, e di sostituirli con grassi insaturi di origine vegetale.
Il morbo di Crohn è nettamente più frequente fra gli scandinavi che non fra i popoli di origine latina. Questo fatto è stato collegato al maggiore consumo di latte fra primi rispetto agli ultimi.
Alcuni paesi presentano malauguratamente percentuali molto alte di cancro al seno. Da tempo le loro abitudini alimentari si basano sui latticini. Questo non vuol dire pero che il cancro al seno sia dovuto esclusivamente ad una intolleranza ai latticini. Tuttavia, tutta una serie di argomenti induce a pensare che il latte ne è causa nella maggior parte dei casi.
Per quanto riguarda i bambini, riassumendo i risultati di diverse indagini, è stato constatato che i bambini allattati dalla madre sviluppano molto meno infezioni gastrointestinali, respiratorie o otorinolaringoiatriche rispetto agli altri. Nei bambini fino ai 4-5 anni, l’intolleranza al latte di mucca tipicamente produce infiammazione delle mucose dell’oto- rinolaringe, creando muco. Il consumo di latte materno invece comporta anche una riduzione della frequenza di alcune malattie croniche nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza: diabete mellito di tipo 1, malattia celiaca, malattie infiammatorie intestinali, cancro.
Conviene consumare poco latte e derivati in generale, considerandoli solo l’eventuale integrazione di un’alimentazione centrata su cereali, legumi, verdure, frutta e moderate quantità di pesce e carni bianche. Il ridimensionamento dei latticini va compiuto nell’ambito di un generale riequilibrio del proprio stile di alimentazione e di vita.